Mario De Micheli

Galleria Il Ponte, cat. mostra, San Giovanni V.no 1967

Caro Pini,

la tua mostra meriterebbe assai di più di questa mia breve let­tera, ma non mancherà dicerto un’altra occasione per dedicarti una presentazione critica mag­giormente circostanziata e com­piuta. Conosco il tuo lavoro se­rio, ostinato, attento; e conosco la tua sensibilità culturale. Sono qualità su cui la tua natura di artista si è sempre appoggiata e tuttavia s’appoggia con risul­tati costanti e sicuri.

Mi ricordo nitidamente la tua prima « personale » alla Galleria fiorentina di « Nuova Corrente». Fui io stesso che scrissi, anche quella volta, la paginetta per il catalogo. Era una mostra di grandi disegni, dove tu rivelavi già le doti di acutezza, di ta­gliente penetrazione che oggi costituiscono base del tuo la­voro. Naturalmente, oggi, sia il tuo mondo poetico che la tua visio­ne figurativa si son fatti più complessi. Quella che inizial­mente non era che una scelta istintiva, ora è decisione co­sciente sui mezzi e sui modi.

Il tuo « espressionismo ogget­tivo », come lo chiamerei, si è arricchito di ragioni stilistiche, allargandosi nel contempo a si­gnificati che superano i limiti dell’aneddoto critico.

Certo, un’aria d’impietosa criti ca esiste nei tuoi quadri, qual­cosa che tu hai ereditato da Otto Dix, ma all’interno di essa si va definendo un sensoquasi allucinato dell’esistenza, va cioè prendendo forma tangibile quel­l’assurdo contemporaneo che si è introdotto nella nostra vita sino, a volte, ad estraniarla da se stessa. Forse è proprio que­sto che tu stai cercando di di­pingere: l’uomo minacciato nel­la sua sostanza umana e deru bato dei suoi sentimenti.

Ti sei messo dunque in un’im­presa non da poco. Ma qui il discorso incomincia a richiedere un’altra misura e dimensione, e io non posso scriverti, per ora, altro che questa breve lettera. Abbi pazienza e ricevi i miei auguri per la tua mostra.

Mario De Micheli 16 gennaio 1967.

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